giovedì 15 marzo 2018

Haiticamente


La Haute Couture è nata alla fine dell’Ottocento quando lo stilista inglese Worth, trasferito a Parigi, cominciò a disegnare e realizzare abiti per l’alta società e a farli sfilare indossati da modelle: nacque allora il concetto di sfilata come è conosciuta ancora oggi. Dai primi anni duemila, le settimane della moda si sono diffuse in diverse parti del mondo. Seppur timidamente, il mondo della moda comincia a trovare spazio anche in Paesi culturalmente e socialmente indietro rispetto alle grandi capitali mondiali. Un esempio è la Haiti Fashion week nata nel 2012.
foto presa dal web
Siamo soliti conoscere questo territorio come uno dei più poveri al mondo. Colpita più volte da disastri ambientali come terremoti e uragani, la repubblica haitiana è popolata da una condizione di povertà degradante: il 54% della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno, e il lavoro è principalmente basato sul settore agricolo. In questo Paese è attualmente in corso una missione internazionale di aiuto sotto l’egida dell’ONU. Nonostante ciò, a fine gennaio 2018 (dal 28 al 31), accanto alle più importanti fashion week di Milano, Parigi, Londra e New York, ha avuto luogo la quinta edizione della Haiti Fashion week, in cui hanno sfilato una quarantina di designer caraibici, americani, africani e francesi, confrontandosi sul tema “Moda e innovazione”.
L’innovazione haitiana si basa sull’uso di materiali sostenibili, unito alle procedure etiche e al rispetto dei territori, delle risorse e delle tradizioni delle comunità indigene. Fare moda ad Haiti significa affermare l’importanza delle proprie radici, proteggerle e rendergli omaggio, generando oggetti di sofisticata eleganza, nati in atelier ai piedi di Baobab, in cui la formazione viene fatta attraverso i racconti dei più anziani e viene messa in pratica dalla forza motrice femminile. Il risultato sono collezioni originali, nate dalla strabiliante capacità di improvvisazione di gente povera, che deve dare conto alla
scarsità di mezzi, restando fedele alle tecniche di lavorazione tradizionali, che sempre più attraggono la moda internazionale.
Non a caso, Stella Jean, designer italo-haitiana profondamente legata alle sue origini, è sempre molto attenta a creare sinergie tra piccoli produttori locali e le grandi imprese mondiali. Haiti oggi ci rende testimonianza di come la moda non rappresenti
soltanto un fattore estetico, ma possa essere un veicolo per una crescita economica, sociale ed etica.


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