La
Haute Couture è nata alla fine dell’Ottocento quando lo stilista
inglese Worth, trasferito a Parigi, cominciò a disegnare e
realizzare abiti per l’alta società e a farli sfilare
indossati da modelle: nacque allora il concetto di sfilata come è
conosciuta ancora oggi. Dai primi anni duemila, le settimane
della moda si sono diffuse in diverse parti del mondo. Seppur
timidamente, il mondo della moda comincia a trovare spazio anche
in Paesi culturalmente e socialmente indietro rispetto alle
grandi capitali mondiali. Un esempio è la Haiti Fashion week
nata nel 2012.
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foto presa dal web |
Siamo
soliti conoscere questo territorio come uno dei più poveri al mondo.
Colpita più volte da disastri ambientali come terremoti e
uragani, la repubblica haitiana è popolata da una condizione di
povertà degradante: il 54% della popolazione vive con meno di un
dollaro al giorno, e il lavoro è principalmente basato sul settore
agricolo. In questo Paese è attualmente in corso una
missione internazionale di aiuto sotto l’egida dell’ONU.
Nonostante ciò, a fine gennaio 2018 (dal 28 al 31), accanto alle
più importanti fashion week di Milano, Parigi, Londra e New
York, ha avuto luogo la quinta edizione della Haiti Fashion week, in
cui hanno sfilato una quarantina di designer caraibici,
americani, africani e francesi, confrontandosi sul tema “Moda
e innovazione”.
L’innovazione
haitiana si basa sull’uso di materiali sostenibili, unito alle
procedure etiche e al rispetto dei territori, delle risorse e delle
tradizioni delle comunità indigene. Fare moda ad Haiti
significa affermare l’importanza delle proprie radici, proteggerle
e rendergli omaggio, generando oggetti di sofisticata eleganza,
nati in atelier ai piedi di Baobab, in cui la formazione viene
fatta attraverso i racconti dei più anziani e viene messa in
pratica dalla forza motrice femminile. Il risultato sono collezioni
originali, nate dalla strabiliante capacità di improvvisazione di
gente povera, che deve dare conto alla
scarsità di mezzi, restando fedele alle tecniche di lavorazione tradizionali, che sempre più attraggono la moda internazionale.
scarsità di mezzi, restando fedele alle tecniche di lavorazione tradizionali, che sempre più attraggono la moda internazionale.
Non
a caso, Stella Jean, designer italo-haitiana profondamente legata
alle sue origini, è sempre molto attenta a creare sinergie
tra piccoli produttori locali e le grandi imprese mondiali.
Haiti oggi ci rende testimonianza di come la moda non
rappresenti
soltanto un fattore estetico, ma possa essere un veicolo per una crescita economica, sociale ed etica.
soltanto un fattore estetico, ma possa essere un veicolo per una crescita economica, sociale ed etica.
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