lunedì 13 febbraio 2017

Vega

Vega non è solo il nome di una costellazione, ma è anche quello di una barca in legno costruita a Molfetta nel 1967 da maestro d'ascia Calogero Iacono, un immigrato venuto dalla Croazia, siculo di adozione, successivamente trasferitosi a Molfetta.
E' anche il nome di Maria Vega Carrieri, figlia di Agostino Carrieri, l'originario armatore. Nativi di Giovinazzo, veneziani di adozione, Maria Vega ogni anno viene in Puglia nella sua amata Giovinazzo. Qui, per puro caso le giunge la notizia che la barca del defunto padre Agostino, quella barca sulla quale aveva tanto navigato, è ancora a galla. Nel 2006, infatti, Vega è stata coraggiosamente recuperata ed amorevolmente restaurata da Giandomenico Gisonda, l'attuale armatore, nel cantiere Pansini di Molfetta. Nel 2008, dopo un lungo, laborioso e costoso restauro, Vega è nuovamente in acqua, e continua a far bella mostra di sé e racconta tanta storia che, per fortuna è stata salvata dall'oblio!
Da quel lontano 2008, i lavori a bordo non sono mai terminati. Questo lo sa chi possiede una barca d'epoca in legno.

Maria Vega Carrieri ogni estate incontra con piacere Giandomenico Gisonda e la sua compagna di vita e di avventura Mariella Angiulli e, a bordo di Vega, compie un virtuale viaggio nel tempo, rivivendo i momenti trascorsi a bordo col suo papà. Tra i tanti racconti, uno mi ha particolarmente colpito. Riguarda un viaggio in Turchia, e a quei tempi, lasciatemelo dire, si viaggiava in “sconfort class” e, mancando il frigorifero, nella cambusa di Vega c'erano addirittura due galline vive!
Chissà cosa direbbe Agostino, guardando tante barche ipertecnologiche ferme in porto, utilizzate in pochi giorni l'anno, solo per un breve bagno al largo. La risposta la darebbe Rita Levi Montalcini: “Non necesariamente è felice chi ha il meglio di ogni cosa, lo è chi trae il meglio da ciò che ha” ed è così che Giandomenico Gisonda, nella bella stagione, parlando l'unico linguaggio che conosce, i fatti, a bordo della sua amata Vega, naviga tra le isole greche, sostenuto fisicamente ed economicamente da un equipaggio di amici, quelli veri!
Grazie Giandomenico per aver tenuto a galla questa affascinante verità storica. Una barca storica è un bene della comunità e, in quanto tale, andrebbe tutelata al pari di un immobile storico, di un monumento.

Buon vento!

Mimmo Cormio

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