Opera di esordio di Rita Lopez, è un’antologia di
racconti. Racconti di persone. Di uomini e di donne. Racconti di
città e di strade. Di gioia e dolore. Di lacrime e sorrisi. Racconti
di eroi del quotidiano, di guerrieri caparbi e indomabili. Racconti
di marinai, naufraghi nelle acque torbide di vite crudeli, ma capaci
ancora di mantenersi a galla, nonostante a volte la vita si accanisca
impietosa. Sequenze autobiografiche, realtà e finzione si mescolano
in una danza lenta e inesorabile, unite da un filo conduttore: la
resilienza.
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Vie d'uscita |
La resilienza,
in ingegneria, è la capacità di un materiale di assorbire un urto
senza rompersi. Resilienza, in “Vie d’Uscita”, è la capacità
degli uomini e delle donne di accogliere il dolore e di rinascere
dalle proprie ceneri, come inaspettate fenici, attraverso la musica.
Sono guerrieri come Marianna, quelli di Rita Lopez: vedova
giovane, operaia infaticabile, madre di sei figli. Marianna che con i
soldi in più della busta paga si compra una radio, evadendo così da
una realtà che le toglie il fiato. Guerrieri come Davide, che nasce
nel quartiere Tamburi di Taranto e cresce nella convinzione che
quelli come suo padre, operai dell’Italsider, siano eroi: anche lui
lavorerà lì, un giorno. Ne è sicuro. Una sera però, al
telegiornale trasmettono un servizio su Elvis Presley, venuto a
mancare il 16 agosto del 1977. Così, Davide a dodici anni scopre che
non solo l’acciaio rende forti, e quella sera va a letto con
l’intenzione di imparare a suonare la chitarra. E’ così che si
salverà, imitando gli assoli di Jimi Hendrix e i virtuosismi di Jeff
Back, mentre l’acciaio si mangia la vita di suo padre. Rita
Lopez incanta con questo magistrale inno alla vita, al dolore, alla
forza, ed alla musica. Un’ode alla sofferenza, alle cicatrici
esposte senza vergogna, alle mani nodose, alle schiene spezzate, alle
ali recise brutalmente e con pazienza rimesse insieme, piuma per
piuma. Alla crudeltà di un quartiere che può incatenare ma che non
ci riesce, alla temerarietà di anime di passaggio su questa terra,
che seppur in sordina sanno evolversi, combattere, reinventarsi e
finalmente, rinascere. “Per aspera ad astra”, dicevano i latini:
attraverso le asperità sino alle stelle. Ed è lì che arrivano a
brillare le sue creature, “l’esercito degli uomini e delle donne
di cui mai sentiremo parlare, ma che pure esistono”: nel
firmamento.
Carlotta Colella
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