Se vogliamo evitare la scomparsa di un antico mestiere come quello
del maestro d’ascia, è indispensabile una nuova figura, per certi
aspetti, antitetica a quella tradizionale. Il maestro d’ascia del futuro
dovrebbe essere internazionalizzato, multidisciplinare, aperto allo
scambio di saperi e conoscenze, capace di bilanciare tradizione e
innovazione tecnologica, sensibile alla sperimentazione estetica.
Lo sostiene Maurizio Borriello, antropologo, dopo la laurea in “Lingue e
civiltà dell’oceano indiano” conseguita nel 2001, lascia Napoli, sua
città natale, e continua il percorso di formazione e crescita che lo
vedrà insegnare all’Università di Jakarta e svolgere studi di etnogra a
marittima entrando in contatto con le popolazioni locali delle isole
Sulawesi, Kalimatan e Sumatra, apprendendone i saperi anche attraverso
un lungo periodo di apprendistato artigianale.
Ha viaggiato in tutta l’area del sud-est asiatico e dell’India meridionale, lavorando come volontario nei progetti di ricostruzione e restauro delle imbarcazioni locali sopravvissute allo tsunami del 26 dicembre 2004. Successivamente, e grazie ad una borsa di studio triennale, si specializza in progettazione, costruzione e restauro di imbarcazioni lignee presso una scuola nlandese (Istituto Koulutuskeskus Salpaus – Lahti).
Ha viaggiato in tutta l’area del sud-est asiatico e dell’India meridionale, lavorando come volontario nei progetti di ricostruzione e restauro delle imbarcazioni locali sopravvissute allo tsunami del 26 dicembre 2004. Successivamente, e grazie ad una borsa di studio triennale, si specializza in progettazione, costruzione e restauro di imbarcazioni lignee presso una scuola nlandese (Istituto Koulutuskeskus Salpaus – Lahti).
Foro Sergio De Riccardis |
Poi si trasferisce all’estremo nord della Norvegia, presso i locali
Musei Marittimi dove realizza un restauro conservativo di un’antica e
maestosa imbarcazione da diporto, ovviamente in legno. Il restauro è
filmato in un cortometraggio, “Faber Navalis” (visualizzabile
gratuitamente sul web) in cui Maurizio è il lm maker e l’attore unico,
ma dove il protagonista assoluto è “il creare”. Il lavoratore è solo
lo strumento attraverso il quale il lavoro Artigiano si manifesta. Un
documentario attraverso il quale Maurizio ci invita a riappropriarci di
quei lavori del passato, molto lontani dal nostro attuale modo di vedere
il lavoro. Un invito a riflettere sul lavoro come modo di completamento
del sé. Molti i premi e riconoscimenti. Tra questi quello di San
Francisco. Nei giorni scorsi, il 3 e 4 Giugno, è stato proiettato al
Craft in focus festival di New York.
Tornato nel paese del Sole, la sua Napoli, ora è impegnato nella costruzione di un gozzo di 10 metri il cui progetto combina tecniche tradizionali ed innovazione tecnologica. Un sogno nel cassetto di un importante cantiere navale partenope, che finalmente si concretizza a dandolo a un maestro capace di bilanciare tradizione e innovazione tecnologica in grado di stimolare un rinascimento culturale che rivitalizzi l’apprezzamento della civiltà del mare, trasmettendo i saperi tecnologici tradizionali svecchiandone i significati.
Mimmo Cormio (foto di Sergio De Riccardis)
Tornato nel paese del Sole, la sua Napoli, ora è impegnato nella costruzione di un gozzo di 10 metri il cui progetto combina tecniche tradizionali ed innovazione tecnologica. Un sogno nel cassetto di un importante cantiere navale partenope, che finalmente si concretizza a dandolo a un maestro capace di bilanciare tradizione e innovazione tecnologica in grado di stimolare un rinascimento culturale che rivitalizzi l’apprezzamento della civiltà del mare, trasmettendo i saperi tecnologici tradizionali svecchiandone i significati.
Mimmo Cormio (foto di Sergio De Riccardis)
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