lunedì 25 giugno 2018

Che spiga!


Il grembo caldo del mese di Giugno accoglie il frutto della semina di Novembre.
I campi di grano, fondendosi in un unico biondo colore, attendono, fluttuando a scelta del vento, la raccolta delle spighe arse dal sole.
Contemplare i campi di grano esorta a generose riflessioni di carattere aulico. In ogni spiga s'indovina la premura del sole, si ode la nenia del vento che asciuga il fertile pianto delle nuvole.
Vaste distese lambite da soffi d'aria simulano trafelati o placidi respiri a evocare gli stessi dei contadini che lavorano a spron battuto, in fase di semina e raccolto. Due metà complementari che danno anima e corpo a un alimento che eccelle in versatilità: la farina.
Foto di Gaia Marchese
È anche questo che fa, del mettere le mani in pasta, un momento sacro. In un tocco di mani il tangere di un percorso che dispone a un gioioso flusso di sensazioni e a compiere il gesto del creare come diretta sequenza di ciò che la natura impartisce.
Un tempo tutta la famiglia partecipava alla mietitura, anche donne e bambini raccoglievano le spighe tagliate dagli uomini. Il momento era allietato da canzoni popolari e lavorare era una festa. Per tutti risultava semplice esaminare l'ambiente e assistere alle varie fasi di lavorazione rendeva naturale e inequivocabile la strada che percorreva il grano prima di essere consumato.
Sebbene i progressi tecnologici abbiano alleggerito notevolmente l'intensità del carico di lavoro, spiacevolmente, oggi, soprattutto per i bambini, è scomparso lo stimolo che genera la curiosità e quindi la conoscenza. Molti di loro, purtroppo, non hanno mai visto uno scampolo di prato. Percorrere un sentiero al margine di un campo di grano, scrutando attentamente una spiga, sarebbe come tornare idealmente ai primordi attingendo, a piene mani, la saggezza di uno stile di vita in cui ogni cosa germoglia, cresce e matura sotto il sole della consapevolezza.

Che il Sole vi baci!
Gaia  Marchese




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