Il gozzo è
spesso definito “la madre di tutte le barche
mediterranee”. La sua indifferenza al
notevole sviluppo tecnologico, verifcatosi negli ultimi decenni, gli
ha permesso di giungere ai giorni nostri senza tradirne l'eredità
storica. In passato era la barca da lavoro, impiegato per la pesca o
per il trassporto, oggi è considerato una barca elegante, per uso
diportistico, che piace anche al pubblico più esigente.
Continua ad
essere costruito artigianalmente e ancora oggi esistono Maestri
d'ascia che conoscono a mente tutti i segreti costruttivi. Molti di
loro lavorano ad occhio o con l'ausilio di garbi, modelli di legno
dell'ossatura a grandezza naturale solitamente tramandati di
generazione in generazione. Tra questi c'è Mastro Ciccio, di
Marsala, che mi ha raccontato di quando si regatava tutti i giorni,
per la sopravvivenza. Era il periodo in cui i grossi bastimenti da
carico, non trovando porti in cui approdare, ancoravano in prossimità
del paese e le operazioni di carico e scarico erano svolte con
l'ausilio dei gozzi che, navigando a vela o a remi, cercavano la
massima velocità per fare più trasporti e conseguire un maggiore
guadagno.
Si
“regatava” anche
al termine della battuta di pesca per arrivare primi in paese e
vendere meglio il pescato. Gli ultimi arrivati rischiavano di non
trovare acquirenti.
Altri “campi
di regata” erano le acque antistanti
Marsala e Messina, località caratterizzate da un considerevole
transito di navi da carico. Qui il tempo di attesa, prima di andare
in mare per recuperare le reti e nasse col pescato, era impiegato
giocando a carte sorseggiando una bevanda. Un occhio guardava le
carte e l'altro scrutava l'orizzonte e all'avvistamento di una nave
in transito, ci si affrettava a mettere in acqua la propria barca
per navigare verso la nave. Solo il primo arrivato riusciva a vendere
i propri prodotti e prendeva in consegna le bottiglie di vetro
contenenti la posta da recapitare ai parenti dei marinai imbarcati.
Un servizio remunerato profumatamente con caffè, tabacco ed altra
merce rara.
Mimmo Cormio
Nessun commento:
Posta un commento