Le nonne,
mirabili custodi delle tradizioni culinarie, si rivelano sempre
inappuntabili divulgatrici di racconti che fanno da orlo,
preziosamente adornato, all'esteso ventaglio di ricette.
In quelle
dei giorni di festa, però, ci aggiungono il q.b. di
quell'insostituibile ingrediente che esalta l'aroma di un'armonia
familiare dove tutti partecipano in una gioia comunitaria. Così,
rievocando ogni fase della preparazione dei dolci di Natale, c'è
sempre l'aneddoto peculiare di quella ricetta che, narrandolo,
riconsegna gli animi a quei propri momenti. Alle mani, maestre
nell'arte del volteggiare tra sbuffi di farina, fili aurei d'olio
d'oliva e zampilli di gemmeo vino, è affidato il compito più
spettacolare della preparazione: il creare.
Al cuore, la
parte spirituale che recapita anima al creato.
In Puglia,
per la realizzazione di alcuni dolci natalizi, ci si appresta qualche
mese prima.
Il vin cotto
d'uva, infatti, è l'immancabile componente nella combo di
ingredienti che, fondendosi in un connubio prelibato, danno vita a
fastosi e festosi dolci, tra cui: le cartellate.
Strisce di
sfoglia sottile avvolte su loro stesse a formare delle rose, fritte
in abbondante olio e ammantate, poi da fredde, con vincotto d'uva
così come da ricetta tipica regionale.
Il vincotto
d'uva ottenuto nel periodo di vendemmia (Settembre/Ottobre) è il
primo degli ingredienti ad annunciare la festa. I racconti lasciati
in eredità riportano realtà suggestive.
Un tempo,
piedi nudi e sapienti pigiavano gli acini in uno scandito susseguirsi
di spassoso scalpiccio. Un assiduo cammino fermo nell'incedere che
allentava le briglie alla mente e allo spirito lasciando scorrere un
fluido vinaccia dalle venature dei tini di legno, come sangue portato
in circolo dai piedi alla testa.
Che il Sole
vi baci!
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